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  • Immagine del redattoreEmanuele Bonini

Il Roma Club “Bruxelles Ahò?!”: non ufficiale, per ospitare tutti

Aggiornamento: 21 dic 2022


“Oh, regà, me raccomanno: domenica venite presto, che dovemo pija li posti”. Sciarpa giallo-rossa al collo, parlata romana: sembra di essere all’uscita dello stadio, e per certi versi è così. Siamo al Roma club di Bruxelles, punto di incontro e ritrovo per molti, italiani e non. Un posto ben conosciuto in città: è dal 2004 che esiste, e dal 2006 ha sede al De Valera’s, pub irlandese a Flegey, una delle zone più frequentate e movimentate della città. “Oggi è annata bene, mo’ vedemo de fa’ mejo domenica prossima”. Stefano, il presidente del club, non può che essere raggiante: oggi la Roma ha vinto. Nella piccola stanzetta è rimasto solo lui, intento a smontare gli striscioni, come sempre avviene. Quello grande, “storico”, l’ha realizzato lui stesso: un lungo drappo giallo e rosso cucito a mano, e con su scritto “Curva sud Bruxelles – Ahò?!”. Espressioni tipiche di Roma e della Roma: la classica esclamazione romana (aho?!) unita alla nota parte di stadio Olimpico cuore del tifo romanista racchiudono un angolo di Italia trapiantata a Bruxelles, per alcuni da una vita. Stefano è in Belgio dal 1998, il terzo scudetto l’ha visto e vissuto qui. “Ma la partita decisiva l’ho vista a Roma…”, tiene a sottolineare con orgoglio.


L’inizio fu di quelli in grande stile: il club – nato come “Roma club Europa – Gigi Mayer” (giornalista, scomparso troppo presto, già capo della redazione Ansa di Bruxelles e poi a la Repubblica) – era affiliato all’Airc, l’Associazione italiana Roma club. Era dunque un club ufficiale per gli italiani, e col tempo è diventato il ritrovo per gli italiani romanisti a Bruxelles. Dal 2006 però non è più un club Airc: ha assunto l’attuale denominazione (Curva sud Bruxelles – Aho?!) ed è aperto a tutti. Essere ufficiali richiedeva tessere, quote, e ingressi. Senza essere un club ufficiale chiunque può ritrovarsi in birreria. “L’unica cosa che chiediamo è di essere romanisti o di tifare Roma”, spiega il presidente. La singolarità del club sta proprio in questo: la tipologia del tifoso. Quello abituale, quello occasionale, quello romanista di nascita, quello romanista d’adozione. E poi gli stranieri: non di rado capita di imbattersi in persone che per caso sono al De Valera’s prima dell’inizio della partita e poi si fermano per tifare Roma. Ci sono gli emigrati, e i figli degli italiani emigrati in Belgio decenni fa: persone nate in Belgio ma pur sempre romaniste. Ci sono tifosi come Dani, ragazzo belga figlio di emigrati spagnoli, che sovente si presenta per guardare la Roma; o Tim, olandese, tifoso dell’Ajax convertito al tifo giallo-rosso durante il suo Erasmus, fatto – neanche a dirlo – a Roma. E c’è anche Simone, simpatizzante juventino ma per una sera tifoso romanista: sciarpa giallo-rossa al collo – come tutti – e battesimo per lui in questo punto che non è solo di ritrovo ma principalmente d’incontro. Sportivo e umano. A riprova di ciò il gemellaggio con il Napoli club, ritrovo per i sostenitori della squadra della città campana. Un sodalizio che in Italia è ormai rotto: Roma e Napoli sono state gemellate fino alla fine degli anni Ottanta, poi è cominciata l’età degli scontri. A Bruxelles, invece, Roma e Napoli ripropongono un’altra immagine di calcio.


Col tempo il Roma club “Curva sud Bruxelles – Ahò” è cresciuto, e oggi i tifosi che vengono ad occupare le sedie sono sempre di più. “All’inizio – ricorda Stefano – l’accordo era che noi garantivamo la presenza di 15-20 persone. Questo nel 2006, quando arrivammo qui per la prima volta. Oggi siamo almeno 40-50 ogni volta”. E’ vero. Tanto che oltre alla “Curva sud Bruxelles” adesso ci sono i “distinti”, la zona che allo stadio Olimpico si trova tra curva e tribuna. Si tratta di due tavoli nella sala principale, riservati per quanto gioca la Roma. Si viene prima, come allo stadio, quando aprono i cancelli con due ore di anticipo rispetto al fischio di inizio per permettere di far affluire meglio. E poi giù con cori, risate, e anche qualche imprecazione. Perché non sempre si può vincere. “Oggi è annata bene”, dice Stefano. Che da quasi dieci anni organizza il tifo inviando mail, riservando posti e occupando tavoli. “E’ un secondo lavoro”, dice ridendo. Ma per la Roma questo e altro.


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